Screening e cure

Iniziative comuni per completare la mappa degli affetti da epatite C guardando anche alla prevenzione

L’obiettivo dichiarato e ribadito è quello di avvicinare all’assoluto livello minimo gli affetti dal virus virale B e C da inserire nel programma di cure. A un triennio dal varo del ‘Piano Nazionale per la Prevenzione delle Epatiti’ e a diciotto mesi dall’allargamento dei criteri di reclutamento e dopo lo stanziamento annuale di 500 milioni di euro sul fondo per i farmaci innovativi, ricercatori, specialisti sanitari e rappresentanti di alcune associazioni hanno partecipato alla giornata di approfondimento, ‘Epatite C: clinici, pazienti e istituzioni alleati per l’ultimo miglio’ promosso all’Auditorium del Ministero della Salute di Lungotevere Ripa. Il convegno è stato organizzato dall’AISF, l’Associazione Italiana dello Studio del Fegato; dall’EpaC, la onlus che rappresenta i pazienti e dalla SIMIT, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
Fino a metà ottobre del 2018 sono stati seguiti quasi 160 mila pazienti in una trentina di centri specializzati sparsi sulla nostra penisola. Spessore imprecisato, invece, per le persone ancora da assistere. Il numero oscilla, in quanto è complicato inseguire il saldo, tuttora parziale, ma anche tracciare il bilancio per il coinvolgimento imprecisato. Alla contabilità, infatti, potrebbe mancare l’entità di chi non vuole far sapere di essere infetto e affronta personalmente e privatamente le eventualità economiche; chi ha altre esenzioni ed evita per qualunque motivo l’aggiornamento e chi per la privacy sparisce dai radar statistici. E anche chi è completamente ignaro della situazione. L’ampiezza della cosiddetta ‘forbice’ è spinta fino ai 240 mila potenziali pazienti ancora da assistere.
Le alternative medicinali, via-via, hanno abbassato notevolmente la quota annuale assorbita dai pazienti per le terapie: dai 25 mila euro del 2015 ai 9 mila euro del 2017. Il contenimento consente un risparmio utile per poi poter coinvolgere altri pazienti. Gli interventi, fra l’altro, variano nelle zone della nostra penisola. “Fuga dei pazienti verso le strutture del nord Italia dove è evidente la percezione di una maggiore efficienza”, è stato sottolineato nel corso degli interventi.
Marco Galli, presidente della SIMIT, ha indicato le categorie a rischio, in particolare chi abusa di droghe, i detenuti, chi ha relazioni omosessuali maschili intime, i lavoratori del settore del sesso e la popolazione migrante. Luce dei riflettori puntata anche sui reinfettati. Nella lista possono essere inseriti anche gli over 60. Opportuno, quindi, uno screening generalizzato e gratuito.
Un modo anche per ridurre l’impatto sociale ed economico per le casse del Servizio Sanitario Nazionale. Prevenzione e cura per l’epatite B e C. Croniche. In particolare la C. È causata dall’Hepatitish C Virus, HCV, che colpisce soprattutto il fegato. Le trasmissioni avvengono per contatto diretto. Con i farmaci più aggiornati e moderni è possibile la guarigione nel 90% dei casi. Per i più giovani la soluzione estrema passa anche attraverso l’intervento chirurgico e il conseguente ritorno alla quasi normalità. Contatto con sangue infetto ai presidi sanitari non sterilizzati e trasfusioni incontrollate fra le cause del contagio.
Quell”ultimo miglio’ sarebbe il rappresentante della fase determinante per individuare la maggior parte delle persone colpite, se non la totalità. In un passato non troppo lontano erano stati stimati controlli sanitari per quasi 350 mila persone, ma il numero è chiaramente variabile, in quanto non è assolutamente esclusa la quantità, forse rilevante, di chi è inconsapevole di aver contratto l’infezione.
All’incontro al Ministero della Salute, coordinato dalla giornalista Maria Elena Bonaccorso, hanno preso parte, fra gli altri, i componenti della Commissione Igiene e Sanità del Senato Raffaele Mautone e degli Affari Sociali di quella della Camera Roberto Novelli e Alessandra D’Alberto del dicastero di Lungotevere Ripa, che ha illustrato il ‘Piano di Prevenzione e Cura’ articolato anche nella formazione, sensibilizzazione e informazione; nell’accesso; nel trattamento e nell’impatto sociale. L’incidenza dell’HCV negli anni è decisamente scesa da 5 casi su 100.000 nel 1965 alla media di 0,6 riscontri sullo stesso campione di riferimento nel 2016. Attenzione particolare è rivolta alle nuove tendenze, soprattutto fra i giovani, caratterizzate dalla diffusione di pratiche estetiche come piercing e tatuaggi. Al completo monitoraggio, inoltre, mancano i dati relativi ai neonati ed è parziale anche la conoscenza sulla realtà dove è critica la fase di prevenzione.

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