Pirateria audiovisiva

FAPAV e Ipsos hanno rilevato il calo dell’illegalità causa di danni miliardari per le casse dello Stato e l’industria del settore

Il fatturato potrebbe essere a molti zeri. E’ complicato anche solo ipotizzare. La stima, intanto, è fondata sull’ammanco diretto all’industria del settore, almeno 617 milioni di euro l’anno. È solo una della sfilza di cifre emerse nel corso dell’approfondimento, ‘Industria, consumi culturali e comportamenti illeciti. Presentazione dell’indagine 2017 sulla pirateria audiovisiva in Italia’, promossa dalla FAPAV, la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali, in collaborazione con Ipsos, la società di ricerca che per il secondo anno consecutivo ha analizzato il fenomeno anche dal punto di vista economico e sociale su tutto il territorio nazionale. Il presidente Nando Pagnoncelli ha confermato una leggera flessione rispetto a dodici mesi fa, ma lo spessore è sempre rilevante, 37%, che porta il danno all’economia italiana oltre il miliardo di euro e condiziona anche il mondo occupazionale con posti di lavoro a rischio, professionalità e specializzazioni in pericolo e mancate assunzioni per un dato globale vicino a quota seimila.
Le nuove tecnologie hanno facilitato la pirateria, possibile i
n ogni momento e luogo. I rilievi, comunque, mostrano una certa consapevolezza soprattutto negli under 15. La stragrande maggioranza è cosciente di commettere un reato, ma, fra gli adolescenti prevale la motivazione economica e la praticità. In tanti non ritengono che sia un comportamento grave per poter essere pesantemente sanzionati. Complicate e alcune volte improduttive le difese. Le più efficaci appaiono, oltre alla denuncia, l’oscuramento dei siti. Un/terzo dei tentativi, così, diventa legale.
La strategia deve essere comune, come è stato più volte sottolineato dagli intervenuti alla Casa del Cinema di Villa Borghese, fra le aziende dell’intera industria, le istituzioni, le forze dell’ordine e quelle investigative e gli intermediari della comunicazione. “Gli interessi sono internazionali”, ha rilevato Luca Palamara, componente del Consiglio Superiore della Magistratura, anche se sarebbe “utile, ad esempio, un’universalità, un’omogeneità della programmazione per l’uscita nelle sale cinematografiche di un film”, ha precisato Nicola Borrelli, direttore generale del comparto Cinema del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, “in quanto se una pellicola è visibile mesi prima in un’altra nazione c’è lo spazio temporale per organizzare l’illecito”.
Nel corso dell’appuntamento, sostenuto, fra gli altri, dal CSM e dall’AGCOM, l’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni, è stato reso noto che “il 30% scarica illegalmente film, il 21% le serie e il 19% i programmi” per un totale di “631 milioni, il 6% in meno rispetto allo scorso anno”.
La pirateria lascia sulla strada almeno 369 milioni di euro di Prodotto Interno Lordo e 171 milioni di euro di mancati introiti fiscali, fra IVA, imposte sul reddito e sulle imprese. “Il 55%”, per cui oltre la maggioranza, “ritiene che sia improbabile essere scoperti e ancor meno essere sanzionati”.
Il digitale è la modalità preferita, ma “da tener presente la nascita di nuove realtà nella creatività a cui necessariamente è inevitabile far fronte” per non essere travolti, ha ribadito Francesco Rutelli, che guida l’ANICA, l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive multimediali. Il problema sembra far scendere i danni della pirateria a livelli marginali e “non solo con la repressione”, ha sostenuto Borrelli, ma con un’azione di informazione e di sensibilizzazione culturale per tutte le fasce di età, compresi i giovanissimi dei primi anni scolastici.
In un messaggio il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Alberto Bonisoli ha affermato che il fenomeno deve essere “dibattuto anche a livello europeo e deve partire necessariamente da una educazione diffusa al rispetto della legalità e al consumo consapevole”.
FAPAV, la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali, è nata nel 1988 per proteggere la proprietà intellettuale e il diritto d’autore per contrastare ogni forma di illecita duplicazione di opere cinematografiche e audiovisive.

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