L’esploratrice di stoffe

“Tessere è umano. Isabella Ducrot… e le collezioni tessili del Museo delle Civiltà’ è l’indicazione dell’esposizione allestita all’EUR e visitabili fino al 16 febbraio del 2025

La continua ricerca negli innumerevoli viaggi. L’appassionata collezione coltivata negli anni. L’approfondito studio. L’opportuna riflessione. La voglia di conoscere e anche quella di espandere l’interesse collegato a quei materiali che non sono solo indispensabili per le necessità quotidiane, ma rappresentano composizioni, creazioni, arte, bellezza. ‘Tessere è umano. Isabella Ducrot… e le collezioni tessili del Museo delle Civiltà’ mostra e “racconta i linguaggi e le culture” di un’attività in grado di superare i confini industriali e commerciali. Il tessuto esprime e comunica le epoche, i momenti, le tipicità, le tradizioni, i territori, le culture, le simbologie, i riti. Negli ampi spazi romani del Palazzo delle Arti e delle Tradizioni Popolari di piazza Guglielmo Marconi il patrimonio storico conservato e, in alcuni casi, restaurato dal Museo, affianca e sostiene quello di Isabella Ducrot con le testimonianze africane, americane, asiatiche e oceaniane.
Nella Sala delle Colonne sono esposti gli abiti, gli accessori, le stoffe cerimoniali e anche di utilizzo quotidiano, in modo da offrire all’interessato visitatore e anche al semplice curioso il campionario delle realtà nelle varie aree del pianeta. L’allestimento è stato curato e coordinato da Anna Mattirolo e dal direttore del Museo Andrea Viliani con Vittoria Pavesi.
Indumenti, ma anche piccole parti di stoffe raccolte in ogni angolo del mondo, che dimostrano come siano una forma enciclopedica capaci di racchiudere la creazione del modello, l’utilità, la storia, l’artigianalità intesa soprattutto come unicità. E Isabella Ducrot, 93 anni, con origini napoletane anche se da anni è impegnata a Roma, nel tempo ha colto, fra l’altro, l’espressione culturale, religiosa e mistica, in particolare nelle zone orientali rispetto all’Europa, “strutture tessili parlanti, di miracolosa bellezza e fragilità”.
Storia e geografia, racconti e resoconti di vari anni e contaminazioni, di simboli, di miti e leggende e di quotidianità dei popoli. Il mix è in bellamostra, per lo più nei parallelepipedi trasparenti, al primo piano del Museo dell’EUR. Spettacolari alcune apparizioni, fra cui l’arazzo del 2020 con ‘inchiostro di china su tessuto’; la ‘camicia talismanica’ del 1060 dell’artigiano Husay ibn Nasir al-din ibn Gabawra; la ‘tunica: su ‘tessuti tibetani’ del 2011; la ‘camicia di corteccia d’albero ornata di color rossiccio’ dell’Ecuador; la ‘manta per il trasporto di oggetti, alimenti e animali di piccole dimensioni’ e il ‘poncho’ peruviani di cotone; il ‘fazzoletto’ del Libano e il ‘grembiule’ del Piemonte ‘decorato a mano’; lo ‘scialle’ etiopico e una vistosa verticale della collezione di Isabella Ducrot, ‘Ripetizione’ del 2019, con ‘pigmenti a china su canapa’; ‘Oddio-Dio-Io-O’, ma anche un raccoglitore-campionario del 1911 e quelli delle Isole Fiji.
“Il tessile può essere ripiegato e riposto in un armadio”. Gli scaffali sono utili anche per contenere qualche quaderno, non solo quello con le stampe di Hokusai del Ventesimo secolo; i libri, fra cui ‘Stoffe’ e il volume pubblicato dalla casa editrice Electa su Isabella Ducrot e le collezioni tessili del Museo delle Civiltà con gli scritti della ricercatrice e dei curatori dell’iniziativa. Il volume è inserito nella collana ‘Pesci rossi’ dedicata alla ‘Storia delle Arti’ raccontata anche con le foto di Giorgio Benni.
La mostra, ‘Tessere è umano. Isabella Ducrot… e le collezioni tessili del Museo delle Civiltà’, può essere ammirata fino al prossimo 16 febbraio. Porte aperte in piazza Guglielmo Marconi dal martedì alla domenica nella fascia oraria oscillante fra le 8 e le 19.

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