È stato il primo allenatore di una squadra di calcio italiana che ha concluso il campionato di serie A senza il dolore di una sconfitta. Era Ilario Castagner a guidare dalla panchina quel Perugia nel 1978/79, che ha finito il torneo di trenta partite con 11 vittorie e 19 pareggi, a soli 3 punti dal Milan scudettato e, quindi, stellato, con Gianni Rivera assoluta vedette. Ilario Castagner si è spento a 82 anni nell’ormai ‘sua’ Perugia, la città umbra dove aveva deciso di passare le quotidianità. Era nato al nord, a Vittorio Veneto, il 18 dicembre del 1940 e con gli scarpini ai piedi aveva oscillato soprattutto fra la serie B e C. Reggiana, Legnano, Perugia, dove, voluto dall’allora tecnico Guido Mazzetti, da attaccante, è riuscito a vincere la classifica dei cannonieri nel 1963/64 con 17 reti. Nel 1966 ha partecipato al corso per allenatore nonostante era ancora giovane per lasciare il calcio-giocato, ma a 28 anni è già vice di Corrado Viciani nella giovanile dell’Atalanta, che è arrivata fino alle finali per lo scudetto. È stato il neopresidente del Perugia Franco D’Attoma a chiamare Ilario Castagner alla guida del ‘Grifo’. Immediata la scalata delle categorie, verso campionati fino ad allora sconosciuti nella città del capoluogo umbro, con Silvano Ramaccioni abile e lungimirante direttore sportivo. L’esordio nella massima serie è datato 1975 e il 30 ottobre del 1977 ha assistito impotente al dramma di Renato Curi. Da pochi minuti era iniziato il secondo tempo di Perugia-Juventus, quando, alle 15 e 34, sotto la pioggia, il centrocampista ventiquattrenne della provincia di Ascoli Piceno, è scattato per raccogliere una rimessa laterale e, invece del pallone, Curi ha toccato all’improvviso orizzontalmente l’erba del ‘Pian di Massiano’. “Arresto cardiaco”, l’amaro e fatale responso medico. Dopo pochi giorni quello Stadio è diventato e riconosciuto come ”Renato Curi”. Castagner è rimasto a Perugia fino al 1980 riuscendo a partecipare anche alle competizioni europee. Altre panchine fra successi e qualche amarezza. Nella Lazio; nel Milan, promozione dalla B con il ritrovato Silvano Ramaccioni direttore sportivo e Giuseppe Farina presidente; nell’Inter, semifinale di Coppa UEFA con l’eliminazione da parte del Real Madrid; nell’Ascoli, con la vittoria nell’ottobre dell’86 della Mitropa Cup; nel Pescara; nel Pisa e, nuovamente, nel Perugia. Nel 1993 il ritorno con altra promozione dalla C, ma cancellata per “illecito”, ma replicata un anno dopo e, poi, la riconquista della A. Nel 2005 è nominato Presidente Onorario del Perugia alla conclusione della gestione di Luciano Gaucci. Ha concluso l’attività dalla panchina con quattro promozioni, dalla B alla A con la doppietta a Perugia e anche al Milan nel 1982/83 e, dalla C, sempre con la squadra della città umbra e il riconoscimento del ‘Seminatore d’Oro’ ottenuto nel 1978/79 per quella fantastica stagione, poi eguagliata dal Milan nel 1991/92 e dalla Juventus nel 2011/12. 539 le presenze complessive in panchina. 279 solo con il Perugia. Per qualche anno ha commentato televisivamente il calcio, lo sport in cui resterà eternamente nella storia e non solo a Perugia. L’ultimo saluto è previsto per martedì 21 febbraio nella città umbra dove tutti hanno conosciuto e ricordano quella squadra per una stagione invincibile. ‘Il Perugia dei miracoli’, immacolato per tutte le trenta giornate del massimo campionato italiano di calcio. Era la prima volta.
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