Pioggia di stelle

Paralimpiade da record. A Tokyo l’Italia conquista 69 podi. 14 i titoli. In vetrina atletica leggera, ciclismo, nuoto e scherma

Dolce, soave e suadente Tokyo. Accogliente, generosa e spettacolare per la selezione italiana. Un’edizione dei Giochi, posticipata di dodici mesi a causa del rischio di allargamento del numero dei contagi da Covid-19, da ricordare e da inserire rapidamente e prepotentemente nel librone della storia di questo settore sportivo, che, stagione-dopo-stagione, intensifica la sensibilità, l’attenzione e il coinvolgimento e le partecipazioni, le gratificazioni e le affermazioni anche a livello internazionale. Alla Paralimpiade, organizzata nella capitale giapponese, la carovana azzurra è salita in 69 occasioni sui vari gradini del podio. Per 14 volte è risuonato l’inno di Goffredo Mameli, 29 sono state le medaglie d’argento conquistate e 26 i terzi posti, oltre, naturalmente, a piazzamenti e primati assoluti, nazionali e personali stabiliti nelle molteplici discipline e categorie rappresentate. Undici le specialità premiate delle sedici presenti sotto la bandiera tricolore sventolata nella cerimonia inaugurale del 24 agosto dalla coppia formata da Bebe Vio e da Federico Morlacchi, pluripremiati rispettivamente nella scherma e nel nuoto. La chiusura è stata competenza di Matteo Parenzan, che era iscritto al torneo di tennis tavolo.
La comitiva azzurra sbarcata in Giappone era la più affollata di sempre con 113 rappresentanti, a maggioranza femminile, 61. L’Italia alla conclusione del 5 settembre è finita nella prestigiosa ‘top ten’ generale. E nell’èlite mondiale rimane anche dopo aver conteggiato gli allori riportati a referto nei Giochi dei normodotati, che hanno preceduto di qualche settimana la Paralimpiade. “Da questi risultati bisogna costruire un’Italia migliore, equa e giusta per le persone disabili. I successi di Tokyo sono solo la punta dell’iceberg delle migliaia di persone disagiate, di cui una parte ha trovato un’opportunità e una collocazione nell’attività sportiva, che, comunque, deve essere contagiosa per chi, almeno finora, non è stato coinvolto”, ha sottolineato Luca Pancalli, presidente del CIP, il Comitato Italiano Paralimpico e con un passato pluridecorato nel nuoto.
Quasi doppiato il bottino di Rio de Janeiro, 39 medaglie nel 2016. Una-due-tre. O, prima-seconda-terza. O, oro-argento-bronzo. Stupefacente e quasi imbarazzante. Per il nostro movimento sportivo è da guinness. E su quella stessa fettuccia dell’atletica leggera, che solo poco tempo fa aveva incoronato Lamont Marcell Jacobs e la staffetta 4×100 con lo stesso velocista di El Paso ma cresciuto in Italia, Lorenzo Patta, Eseosa Fostine Desalu e Filippo Tortu, Ambra Sabatini-Martina Caironi-Monica Graziana Contraffatto sono sfilate sul traguardo della corsa più breve e veloce del programma e, poi, sulla passerella dipingendo il pennone di tricolore, verde-bianco-rosso e uniformando la commozione sulle note dell’inno nazionale. Uno spettacolo. La diciannovenne livornese ha spodestato Martina Caironi trionfatrice nelle ultime due edizioni dei Giochi, a Londra nel 2012 e a Rio nel 2016, che ha raccolto un altro argento dalla pedana del salto in lungo, superata solo dall’australiana Vanessa Law. Per Ambra Sabatini anche il record universale dei 100 metri, 14″ e 11. Nove le medaglie arrivate dalle piste e dalle pedane dell’atletica leggera. Doppio bronzo per l’italo-cubano Oney Tapia nel lancio del disco e nel getto del peso, le stesse specialità dell’argento-bis dell’intramontabile Assunta Legnante, 43 anni, napoletana, primatista europea con 40 metri e 25 centimetri nel disco e del mondo con 17 metri e 32 centimetri nel peso. L’uzbeka Safiya Burkhanova con 14 e 78 l’ha superata di soli 16 centimetri interrompendo una imbattibilità che durava dal 2012. Il terzo posto nei 1500 metri del ventiduenne Ndiaga Dieng ha completato lo scenario dell’atletica leggera.
Sette i podi conquistati nel ciclismo, che, come l’intero movimento nazionale, ha ricordato ed omaggiato Alex Zanardi coinvolto in un grave incidente e impegnato in una delicata guarigione e assoluto protagonista nelle passate prove dei Giochi. Oro al terzetto del team dell’handbike. Staffetta azzurra che ha stroncato ogni possibile velleità degli avversari. A far suonare l’inno sono stati Paolo Cecchetto, Diego Colombari e Luca Mazzone. Nella 3×3 hanno preceduto la Francia e gli Stati Uniti. Piazzamenti d’onore per il lombardo Fabrizio Cornegliani, per il marchigiano Giorgio Farroni, per Luca Mazzone, che ha replicato l’argento in pochi giorni per una collezione invidiabile e per la veneta Francesca Porcellato. Gradino più basso del podio per Katia Aere nell’handbike H5.
Doppio podio nell’equitazione, mai prima che Sarà Morganti, delle Fiamme Azzurre, ha arricchito la sacca nazionale. Bronzo nel dressage e nel freestyle. Primi allori nella manifestazione dei cinque cerchi multicolorati dopo le conquiste nelle varie edizioni del Mondiale e dell’Europeo. La quarantacinquenne di Castelnuovo di Garfagnana è stata per ben 23 volte tricolore nella specialità.
Terzo posto per la siciliana Carolina Costa nella categoria oltre i 70 chilogrammi del judo. Medaglia di bronzo.
E medaglia di bronzo anche per Federico Mancarella nei 200 metri del kayak. A Rio de Janeiro il ventinovenne bolognese aveva chiuso al quinto posto.
Onda su onda. Azzurra, naturalmente e sempre più imponente giornata-dopo-giornata, gara-dopo-gara. All”Aquatic Centre’ la squadra italiana è diventata una corazzata. 39 le medaglie emerse dalla piscina di Tokyo, che hanno sbriciolato record e anche le più rosee previsioni della vigilia. Quattordici i ‘piroscafi’ medagliati oltre a un poker di quartetti della staffetta. La ventenne torinese Carlotta Gilli ha conquistato allori in qualunque distanza e stile della sua categoria, S13. La personale bacheca è pronta ad ospitare due titoli, un paio di medaglie d’argento e una di bronzo e il volume delle imprese del nuoto nuovi limiti mondiali e paralimpici. Oro nei 100 farfalla, dove ha trainato al secondo posto Alessia Berra e nei 200 misti con tanto di primato planetario; argento nei 100 dorso e nei 400 stile libero, la gara più lunga e bronzo nei 50 sempre stile libero. Il veronese Stefano Raimondi ha conquistato il titolo paralimpico nei 100 rana, dopo quelli al Mondiale e all’Europeo. Filotto. E, poi, l’argento nei 100 farfalla, nei 100 dorso e nei 200 misti e il bronzo nei 100 stile libero. La squadra di orafi italiana ha iniziato fin dalla prima giornata la lavorazione e la produzione con Francesco Bettella, che alla terza Paralimpiade ha conquistato anche la terza medaglia. Di bronzo nei 100 dorso per il trentaquattrenne ingegnere biomeccanico, che ha collezionato anche un terzo posto nei 50 stile libero. Doppio oro per Francesco Boggiardo nei 100 e nei 200 stile libero, come a Rio de Janeiro, condito dal record dell’appuntamento solitamente quadriennale. Campionario completato e da esposizione nelle prove singole da Giulia Terzi. La ventiseienne milanese è oro nei 100 e argento nei 400 stile libero e bronzo nei 50 farfalla. Tris anche per Arjola Trimi: titolo nei 50 dorso e nei 100 stile libero S3 e argento nei 50 stile libero. Tre terzi posti per Monica Maggioni, nei 100 e nei 200 stile libero e nei 200 misti. Accoppiata oro-argento per Simone Barlaam nei 50 stile libero e nei 100 farfalla e per l’udinese Antonio Fantin nei 400 e nei 100 stile libero S6 con il nuovo limite mondiale. Un argento e un paio di terzi posti per Xenia Francesca Palazzo rispettivamente nei 200 misti, nei 50 e nei 400 stile libero S8. Coriandoli d’argento per Alberto Amodei nei 400 stile libero e per Giulia Ghiretti nei 100 rana. Secondo e terzo posto per Luigi Beggiato nei 100 stile libero e nei 100 dorso. Onori e gloria anche per le staffette, in modo da lustrare il curriculum nazionale e dei componenti. Metallo pregiato per la 4×100 stile libero femminile composta da Vittoria Bianco, Xenia Francesca Palazzo, Alessia Scortechini e Giulia Terzi. Il titolo è arrivato in seguito alla squalifica della selezione degli Stati Uniti. Piazza d’onore per la 4×100 stile libero maschile con Simone Barlaam, Simone Ciulli, Antonio Fantin, Stefano Raimondi e Federico Morlacchi in acqua nelle qualificazioni e per la 4×50 mista stile libero con Luigi Beggiato, Antonio Fantin, Giulia Terzi e Arjola Trimi. Un pianerottolo sotto la 4×100 misti maschile con protagonisti Simone Barlaam, Antonio Fantin, Riccardo Menciotti, Stefano Raimondi e il portabandiera della cerimonia inaugurale impegnato a garantire la partecipazione alla finale.
È una star assoluta della pedana della scherma. E non solo. 24 anni, veneziana, Bebe Vio ha stampato la copia della finale di Rio de Janeiro, avversaria e risultato. Al cospetto della cinese Jing Jing Zhou ha confermato il titolo paralimpico del fioretto. Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio, così all’anagrafe del capoluogo veneto, insieme ad Andrea Mogos e Loredana Trigilia, ascende di un tassello rispetto al 2016. Dal terzo al secondo, dal bronzo brasiliano all’argento giapponese, sempre alle spalle della Cina. 45 a 41 il negativo esito finale dopo aver strapazzato Stati Uniti, Ucraina, Hong Kong e Ungheria.
Allori dal tennis tavolo con la squadra. Terzo posto per Michela Brunelli e Giada Rossi.
Tris di medaglie dal tiro con l’arco. Argento per la calabrese Vincenza Petrilli e per la nazionale mista. Alla giovane Martina Mijno e a Stefano Travisani, 36 anni di Milano delle Fiamme Azzurre, il titolo è sfuggito agli spareggi contro la Russia. Terzo posto, invece, per la ventiquattrenne fiorentina Maria Andrea Virgilio.
Coccarda anche per il tiro a segno. Bronzo per l’esordiente paralimpico, il trentunenne milanese Andrea Liverani nella carabina 10 metri.
Altri preziosi e pregiati piazzamenti sono arrivati dal triathlon, che hanno portato ad appesantire il baule della carovana italiana e arricchire il valore dei metalli da eterna collezione. Secondo posto alla conclusione delle tre prove per la reggina di Melito Porto Salvo Anna Barbaro. Non vedente a causa di un virus la trentaseienne atleta delle Fiamme Azzurre era accompagnata e sostenuta dalla guida valdostana Charlotte Bonin. Nuoto, bici e corsa podistica finale per conquistare il bronzo autoposto al collo della bresciana di Gavardo di 25 anni Veronica Yoko Plebani, che dopo aver testato alcune attività potrebbe aver trovato l’ideale disciplina e dal cinquantenne sardo di Ozieri Giovanni Achenza, medagliato anche a Rio de Janeiro nel 2016.

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