Una storia disonesta

Dal 2012, fra doping, squalifiche, rentrée, udienze e sentenze. L’ultima a Bolzano, che ha assolto Alex Schwazer


Il tempo per metabolizzare, riflettere sulle iniziative future da attuare per cercare di riportare Alex Schwazer nel gruppo internazionale dell’atletica leggera, in particolare nelle gare di marcia di corta e lunga percorrenza. Lo scenario è completamente cambiato, trasformato dalla giustizia ordinaria attraverso la decisione del GIP Walter Pelino, che ha spazzato ogni accusa nei confronti del quasi trentasettenne di Vipiteno. Archiviazione “per non aver commesso il fatto”. Quale? Di essere stato trovato positivo al testosterone nel controllo del giorno di Capodanno del 2016 e conseguentemente squalificato per otto lunghe stagioni, fino al 2024. In pratica il magistrato di Bolzano ha affermato “con alto grado di credibilità”, che i campioni di urine dell’atleta altoatesino sarebbero stati alterati per dimostrare la scorrettezza, associato all’eventuale depistaggio nell’inchiesta sportiva per portare alla pubblica gogna Schwazer, alla sospensione dalle competizioni prevista dall’attuale normativa e sancire la conclusione della sua carriera agonistica.
A questo punto, dopo la decisione arrivata dal Tribunale di Bolzano, è lecito pensare a complicità e trame più o meno oscure, che puntano verso la World Athletics, l’ex IAAF e la WADA, l’Agenzia Mondiale Antidoping. Il GIP ha ipotizzato i reati di falso ideologico, frode processuale e diffamazione nei confronti di chi avrebbe gestito questa vicenda. I campioni sarebbero rimasti nel laboratorio tedesco di Colonia e visionati dalle competenze del nostro Paese molto tempo dopo, solo nel 2018.
Schwazer era incappato nella positività all’eroproietina al controllo antidoping nel 2012 alla vigilia della partenza per Londra dove avrebbe dovuto difendere il titolo olimpico conquistato quattro anni prima nella 50 chilometri di marcia a Pechino. La sostanza, per sua stessa ammissione, era stata reperita in Turchia, ad Antalya. Era stata conservata nel frigorifero domestico. Inevitabile la squalifica fino all’aprile del 2016 e le altrettanto inevitabili le dimissioni dall’Arma dei Carabinieri e il ripetuto allontanamento degli sponsor. In quella situazione è rimasta impigliata anche l’allora compagna di vita di Schwazer, la pattinatrice su ghiaccio Carolina Kostner, che aveva dichiarato ai magistrati di aver in qualche modo appoggiato il campione olimpico, ma non sull’uso dei prodotti proibiti, in quanto sapeva “di essere solo vitamine”. Squalifica via-via ridotta a sei mesi e possibilità di tornare alle competizioni internazionali ufficiali da assoluta protagonista. Quel precedente ha causato la sospensione di otto anni per Schwazer, in quanto considerato recidivo.
‘Una storia disonesta’ menestrellava dal 1977 il cantautore romano Stefano Rosso, scomparso a poco meno di sessant’anni nel settembre del 2008, che potrebbe essere affrancata sull’intera odissea di Alex Schwazer. L’eventuale etichetta non riguarda sicuramente Sandro Donati, in alcune occasioni combattente anche solitario sull’uso scientifico o più o meno involontario di sostanze per aumentare la competitività agonistica e, quindi, alterare il risultato. Donati, l’ideale garanzia per ripulire l’immagine ormai impolverata del marciatore di Vipiteno. Donati, incrollabile paladino per uno sport ‘pulito’ e corretto, ha seguito dirrttamente la risalita psico-fisica di Schwazer, in grado di brillare l’8 maggio del 2016 sulle strade di Roma per conquistare la Coppa del Mondo nella 50 chilometri di marcia con la relativa chance di staccare il pass per i Giochi dei cinque cerchi pluricolorati di Rio de Janeiro. E, invece, è arrivata la squalifica di otto anni e il conseguente stop alla partecipazione olimpica e all’attività agonistica. Da quel momento i protagonisti sono diventati gli avvocati e i tribunali fino alla decisione di quello di Bolzano, che ha clamorosamente ribaltato l’andamento dell’iter. Immancabile l’assalto dei legali di Schwazer ai palazzi dello sport e soprattutto a quello dell’atletica leggera per la correzione delle decisioni di sospensione della partecipazione alle gare.
Il nuovo scenario, naturalmente, non è passato inosservato nelle stanze del CONI e della FIDAL, rispettivamente il Comitato Olimpico Nazionale e la FederAtletica, soprattutto in vista dell’appuntamento dei Giochi programmato la prossima estate in Giappone, a Tokyo. “Sono pronto, ma non sta a me decidere”, ha rilevato Alex Schwazer. Saranno mesi di fremente e curiosa attesa per gli eventuali sviluppi.
Prestigioso il palmares di Alex Schwazer, iscritto all’anagrafe di Vipiteno dal 26 dicembre dell’84, rappresentato soprattutto dal titolo olimpico sulla 50 chilometri di marcia a Pechino nel 2008; da quello europeo nel 2010 a Barcellona sulla 20 chilometri e dai bronzi mondiali ad Helsinki nel 2005 e a Osaka nel 2007 nella distanza più lunga. Argento in Coppa del Mondo a Ceboksary. Per una decina di volte ha conquistato il tricolore. Collare d’Oro al Merito Sportivo assegnato dal CONI nel 2008 per la vittoria in Cina.

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