Tris di Fori

Altro trionfo per l’etiope Rahma Tusa Chota. Kenya leader nell’ACEA Maratona di Roma. Successo per il gran numero di iscritti

Una festa. Annunciata. Prevedibile. Fin troppo. Un po’ come l’esito sportivo tutto tinto dai vistosi colori dei paesi africani, in grado di originare e produrre instancabilmente una serie di conquistatori delle gare di lungo e ampissimo chilometraggio sia sull’ovale circoscritto della pista che all’aperto, fra mezza maratona e distanza globale. L’ACEA Maratona di Roma è illuminata da un sole finalmente di stagione e ovattata da un tepore primaverile, che, non per niente, porge la rima al mese in questione, aprile. Il giorno, 8, ma le cifre importanti a prima vista sono ben altre, fra cui la partecipazione, 14.100 i podisti nella competitiva e sui centomila contando anche gli appassionati iscritti alla Stracittadina di 5 chilometri arrivati nel finale al Circo Massimo e l’edizione, ventiquattresima, passo precedente alla versione d’argento, per dar merito a chi abbraccia detti e credenze.
L’onda umana ha invaso di prima mattina via dei Fori Imperiali con sguardo frontale rivolto a piazza Venezia. La partenza è un po’ scaglionata per cercare di diluire l’imponente partecipazione e le varie categorie. Larga tolleranza, fino al primo pomeriggio, per offrire ai più di tagliare prestigiosamente ed eroicamente il traguardo, in modo da evitare l’inutile dispersione di sacrificio e faticoso impegno. Appare evidente il suono del linguaggio multietnico, fin dai primi dei rituali 42 chilometri e 195 metri, da quando “il percorso più bello del mondo” mostra gli scatti di una interminabile e ineguagliabile cartolina, spot dimostrativo delle bellezze storiche, architettoniche e archeologiche della Città Eterna. Passaggi nelle aree della fede, della concentrazione e della riflessione, San Pietro, la Moschea, la Sinagoga. La sempre
più allungata partecipazione passa e ripassa sopra l’ex biondo fiume romano, il Tevere; immerge la corsa nelle strade dello shopping e dell’arte; sfiora statue e fontane; è inghiottito dal Traforo per riemergere dal caratteristico nascondiglio quando il fatidico e critico muro dei 30 chilometri è ormai consumato e la conquista dell’impresa sembra a portata di mano, se il braccio fosse tira-e-molla. Il rettilineo di via Nazionale, la curva e la temibile discesa sui tipici sanpietrini (asciutti) dopo le almeno due ore di corsa. La serialità delle svolte e dei cambi di direzione e la vista dello striscione con orizzonte ravvicinato, ma mozzafiato, sui resti dell’Antica Roma e sul Colosseo, proprio ai piedi del Campidoglio.
Per l’élite africana nessun cedimento sia nel settore maschile che in quello femminile. Nel ventaglio delle ipotesi del trionfo le generalità erano state inserite. Una delle sessantacinque richieste e invitate dall’organizzazione, coordinata e capitanata da Enrico Castrucci, per qualificare ancor di più qualitativamente l’ACEA Maratona di Roma. Cosmas Jairus Kipchoge Birech, keniano di 32 anni, vince per distacco di una trentina di secondi. Il podio è completato da Ibrahim Abdo Abdi, nato in Etiopia, ma ora sventola la bandiera del Bahrain e dall’altro podista del Kenya, Paul Kios Kangogo. Il vincitore dice di pensare al futuro del nuovo arrivato in famiglia a cui potrebbe essere riservato il montepremi romano, che vanta anche il fratello minore specialista dei 3000 siepi. Migliore degli italiani Ahamed Nasef, tredicesimo. Il podista trentatreenne, italiano dalla fine del 2014, è originario del Marocco, in particolare di Beni Mellal ed è tesserato per l’Atletica Desio. Fiore all’occhiello sulla distanza lunga a Chongqing, in Cina, nel 2012, con 2 ore 10 minuti e 59 secondi. Ha conquistato l’iscrizione sull’Albo d’Oro, fra l’altro, in Germania, a Münster e a Treviso. Nasef, alloggiato a Monza dal 1999, ha staccato il limite nella mezza maratona nel 2008 a Pordenone, un’ora 3 minuti e 4 secondi.
Cala il tris sul selciato Caput Mundi, invece, Rahma Tusa Chota, l’etiope non ancora venticinquenne, che pareggia i conti con la connazionale Firehiwot Dado, sul gradino più alto del podio dal 2009 al 2011, anni in cui è riuscita a cogliere il successo anche nella Maratona di New York. La giovane atleta, 2 ore 23 minuti e 46 secondi per ottenere la corona d’alloro in testa, non è sicura di partecipare all’edizione argentata del 2019 per un prestigioso poker. Al momento. Fra un anno, chissà. Rahma Tusa Chota ha preceduto di quasi 3 minuti Abdulkadir Gosa Dalilia, attualmente del Bahrain ma venuta alla luce in Etiopia e l’ormai ex connazionale Alice Jepkemboi Kibor.
Nell’altra maratona, quella inventata per l’occasione, Giorgio Calcaterra, partito per ultimo, s’era ripromesso di salutare tutti i sorpassati. Tanti. Un paio di anni fa era riuscito a completare nel tempo limite due volte il circuito, chiudendo la prima fase al nono posto con un tempo intorno alle 2 ore e 34 minuti. La carriera è stata infarcita da oltre duecento maratone e da una ventina di ultradistanze. In programma nel 2018 quella del Passatore, 100 chilometri e, l’8 settembre, in Croazia per un prestigioso traguardo internazionale.
Spettacolo nei confini del percorso, come al di là, con un centinaio di iniziative, fra spettacoli, esibizioni, concertini e giochi. Insomma, ogni possibile intrattenimento per i sempre coinvolti spettatori.
La medaglia della ventiquattresima edizione è stata realizzata dall’artista romana Diletta Maria Buschi.

Altri ordini di arrivo: nell’handbike successo di Mauro Cratassa davanti a Bruno Mincione e Giovanni Brustolon; nel wheelchair maschile vittoria dello spagnolo Rafael Botello Jimenez e dell’olandese Margriet Derda Maria Van der Broek, in quello femminile.
Quasi il 46% degli iscritti all’ACEA Maratona di Roma erano stranieri, in rappresentanza di 130 paesi, Italia esclusa, a larga maggioranza francese, 1.318. Nella nostra penisola la leadership regionale è del Lazio con 2.891 partecipanti. Roma è stata l’area maggiormente rappresentata con 2.530 sportivi. Tutte le zone regionali avevano un podista alla partenza. Altre curiosità: la coppia più giovane, da una parte il croato ventenne Iva Keler e, dall’altra, l’irlandese di Dublino Sadhbh Dalton, che quell’età deve essere ancora festeggiata. I partecipanti più attempati sono arrivati da Pisa, l’ottantanovenne Angelo Squadrone e dalla Francia, Maria Helene Lancereau, 73 anni di Tillou. Gli impiegati, 1.615, le professioni maggiormente rappresentate, ma nell’elenco figurano quasi tutte. 26 i fedelissimi, che hanno concluso le precedenti edizioni. Ormai sono chiamati ‘Senatori’ dell’ACEA Maratona di Roma.

Un appuntamento, che oltre alla prova stradale della domenica, ha coinvolto migliaia di persone, fra atleti, appassionati e semplici curiosi, che hanno affollato lo Sport Expo The Marathon Village allestito per la prima volta negli ampi spazi del Roma Convention Center
‘La Nuvola’ progettata da Massimiliano Fuksas, finito nella lista delle novità dell’amministrazione comunale monocolore pentastellata riguardante il bando indetto per l’organizzazione. Virginia Raggi, alla festività podistica con fascia d’ordinanza tricolore per il via e le tradizionali premiazioni, ha indicato “l’opportunità per un ulteriore salto di qualità, di crescita e di standard e per un maggior ordine”, fra l’altro, già “rilevati” anno dopo anno dal presidente Enrico Castrucci, che ha ricordato anche “il riconoscimento, primo in Italia, da parte della IAAF come Road Race Gold Label”.

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