Alla fine ha avuto ragione il presidente del CONI Giovanni Malagò, che ipotizzava un bottino olimpico sulle nevi e il ghiaccio sudcoreano di PyeongChang a due cifre. Obiettivo raggiunto, anche se al minimo livello, formato da 1 e 0. Dieci le medaglie conquistate dalla squadra azzurra, due in più dell’ultima edizione dei Giochi Invernali di Sochi, ma di ben altro valore e conio: 3 d’oro, 2 d’argento e 5 di bronzo. Italia, che nella classifica generale dell’Olimpiade del 2018 è finita al dodicesimo posto, preceduta da Norvegia con 39 podi, 14 volte sul gradino più alto del podio; Germania; Canada; Stati Uniti; Olanda; Svezia; Svizzera; Corea del Sud; Francia; Austria e Giappone. Tricolore che nella storia olimpica è all’undicesima posizione per numero di medaglie conquistate. Le considerazioni finali oscillano fra assolute esaltazioni di alcuni atleti a buchi profondi di una crisi incredibilmente evidente in specialità tradizionalmente feconde per l’Italia del ghiaccio e delle nevi, come ad esempio, il bob e lo slittino, vergognosamente non pervenuti, in Corea del Sud e lo sci di fondo dopo i passati trionfi di Stefania Belmondo e Manuela Di Centa. E delle discese al maschile che vogliamo dire? Niente, come i risultati ottenuti nel settore dello sci alpino. E, poi, “è necessario trovare il modo per investire sulle nuove discipline sportive”, ha sottolineato Malagò nel solito sincero e generoso slancio. È stata un’Olimpiade con protagoniste soprattutto le ragazze. Un’esaltazione rosa continua e costante, praticamente in quasi tutti i diciassette giorni del programma. L’inno italiano solo ed esclusivamente per merito di tre ragazze, Arianna Fontana, Sofia Goggia e Michela Moioli, in rigido ordine alfabetico. Portabandiera alla parata inaugurale Arianna Fontana nella serata del calo del velo sulla manifestazione dei cinque cerchi multicolorati aveva a collo medaglie di ogni tipo. L’intero campionario colto nella quarta personalissima partecipazione ai Giochi. Nello short track aveva collezionato un argento e quattro bronzi. Nell’occasione ha completato la raccolta: oro nei 500 metri; argento nella staffetta 3000 metri con Cecilia Maffei, Lucia Peretti e Martina Valcepina, caratterizzata da un finale thrilling, dove la trasformazione e l’avanzata poteva essere completa visto che la Sud Corea non aveva cambiato regolarmente e bronzo nei 1000 metri dietro l’olandese Suzanne Schulting e la canadese Kim Boutin. Per la valtellinese di Sondrio le medaglie olimpiche da esposizione sono diventate otto. Prima vittoria assoluta ai Giochi nella discesa libera femminile. Passerà alla storia l’impresa di Sofia Goggia, che ha prevalso sulla norvegese Ragnihild Mowinckel e sull’americana Lindsey Vonn. La perla raccolta allo Jeongseon Alpine conta un solo precedente, ma nel settore maschile. Risale ad oltre sessant’anni fa. Vincitore Zeno Colò. Metallo prezioso al collo anche di Michela Moioli, 22 anni, bergamasca, favorita nello snowboard cross. Al ‘Phoenix Snow Park’ ha stroncato le possibili ambizioni e la resistenza velleitaria di ogni avversaria per rispettare i pronostici. Alle spalle la francese Julia Pereira De Souza Mabileau e la ceka Eva Samkova. L’altro secondo posto è stato conquistato nello sprint di fondo a tecnica classica dall’aostano Federico Pellegrino. Al fotofinish ha preceduto il russo Alexander Bolshnov. Gara vinta per distacco dal norvegese Joannes Klaebo. Sul grande libro dell’Olimpiade Invernale ha scritto il nome anche Federica Brignone, 27 anni, aostana di La Salle, figlia d’arte, di Maria Rosa Quario, terza nelli slalom gigante. Più veloci solo l’americana Mikaela Sciffrin e la norvegese Ragnhild Mowinckel. La prima soddisfazione della rassegna organizzata in Estremo Oriente è stata offerta da Dominik Windisch nella 10 chilometri di biathlon. Il peso della medaglia è lo stesso del 2014. Confermato il bronzo di Sochi. Emozione e spettacolo dal biathlon, in particolare dalla staffetta mista, che artiglia con un finale batticuore un terzo posto sui tedeschi. Azzurri sempre in zona medaglie con la prima frazionista, la ventitreenne Lisa Vittozzi, che ha cambiato addirittura davanti a tutti. Poi Dorothea Wierer, Lukas Hofer e Dominik Windisch, che ha replicato la prova individuale. Da ricordare. Show di Nicola Tumolero nei 10000 metri di pattinaggio su pista lunga. Medaglia di bronzo per il ventitreenne di Asiago delle Fiamme Oro, poi tornato anticipatamente in patria a causa di un infortunio. Prova vinta dal canadese Ted Jan Bloemen davanti all’olandese Jorrit Bergsma e all’azzurro. Lodi e onori ai medagliati, ma anche alla coppia dell’artistico di figura Anna Cappellini e Luca Lanotte, che ha confermato il positivo sesto posto di Sochi. Indimenticabile l’esibizione sulle note da Premio Oscar ‘La vita è bella’ di Nicola Piovani e quella di Carolina Kostner sempre protagonista con evoluzioni soffici, delicate e gradevoli. Carolina Kostner ha avuto l’onore di essere portabandiera nella serata dello spegnimento della fiaccola olimpica della 23^ edizione dei Giochi e del passaggio del testimone dalla contenuta PyeongChang alla megalopoli Pechino. La capitale cinese ospiterà i Giochi del 2022. Riconoscimento per la pattinatrice medagliata a Sochi per “una carriera più unica che rara”, ha ricordato Malagò, che ha assegnato un “7” alla squadra olimpica. La coreografia della serata finale con 24 pattinatori è stata curata dal regista cinese Zang Yi Mou, che aveva realizzato anche gli intrattenimenti spettacolari delle cerimonie di Pechino 2008.
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