Il vento sul mare

Secondo Summit ‘Italiano sull’Eolico Offshore’ promosso nella capitale dall’ANEV a cui hanno partecipato gli operatori del settore e anche il ministro Adolfo Urso. Aumentano gli impianti e la produzione con la Puglia leader

Nel 2023 la produzione dell’eolico su quella complessiva relativa alle fonti rinnovabili è stata del 20,7%, praticamente sullo stesso livello dell’anno precedente, ma su un’offerta maggiore derivante da altre soluzioni. La crescita dell’eolico sul pianeta è parallela all’installazione di altri e moderni impianti, come, fra l’altro, ma in modo più contenuto, anche in Europa. Nel nostro Paese la potenza registrata è stata di 12.051 MW con le regioni del meridione assolute protagoniste, in particolare la Puglia, 3.017 MW; la Sicilia, 2.320.MW; la Campania, 1.903 MW; la Basilicata, 1.376 MW; la Calabria, 1.171 MW e la Sardegna, 1.157 MW.
La ‘fotografia’ sull’attuale situazione è stata scattata e illustrata dall’ANEV, l’Associazione Nazionale Energia del Vento, in collaborazione con Nomisma Energia, nel corso del secondo Summit ‘Italiano sull’Eolico Offshore’ con all’ordine del giorno ‘la riduzione delle tempistiche di approvigionamento per la fornitura di attrezzature utili alla realizzazione di impianti flottanti’.
L’eolico offshore, fisso o galleggiante, è una delle tecnologie indispensabili per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione per la generazione elettrica con scadenze fissate dall’Unione Europea al 2040 e al 2050. “L’Italia”, è stato rilevato nell’incontro organizzato nella ‘Casa Cappuccini’ in via Vittorio Veneto, *è il terzo mercato a livello mondiale per potenzialità di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante e proprio nel nostro Paese risultano oltre 100 GW di progetti con richiesta di allaccio”. Le imprese interessate continuano a sollecitare una diminuzione dei tempi per completare i previsti iter.
Al confronto, aperto dall’intervento del vicepresidente dell’ANEV Mauro Fabris, ha partecipato anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il quale ha ricordato le risorse destinate per la realizzazione degli impianti offshore proprio per diversificare la produzione di energia e consentire una sempre maggiore autonomia nazionale. Le aziende saranno chiamate a utilizzare le migliori e aggiornate tecnologie che abbassano la richiesta di petrolio, oltre 34 milioni di barili nell’ultimo periodo e l’emissione di sostanze inquinanti, quasi 17 milioni di tonnellate. Gli esperti sono coinvolti anche ad analizzare gli aspetti e l’incidenza del rumore “imputabile all’attrito dell’aria con le pale e con la torre di sostegno. I moderni macchinari, però, sono estremamente silenziosi” anche per salvaguardare, nei casi dell’offshore, la fauna marina.
A quantificare il giro d’affari del settore in Europa, oltre 600 miliardi di euro, ha pensato Davide Tabarelli preeentabro.lo studio di Nomisma Energia ‘sulla filiera industriale italiana dell’offshore’. “Ambiente, competitività e sicurezza sono i principi da seguire” anche per “soddisfare almeno il 9% della domanda” di energia. “Germania, Spagna e Francia, oltre la Gran Bretagna”, sono i paesi maggiormente attivi nelle installazioni in Europa. Sono “necessari sia gli investimenti, 200 miliardi di euro, che una regolazione sulle autorizzazioni anche per velocizzare i percorsi burocratici”. L’industria, attraverso la ricerca, l’esperienza e le tecnologie, è in grado di realizzare impianti distanti dalle coste per diminuire l’impatto ambientale e naturalistico. “L’Italia conferma di essere un’esportatrice di tecnologia nel mondo”.
Riccardo Toto di Renexia ha ribadito “l’opportunità di costruire dei ‘parchi eolici’ e di aprire una fabbrica per la realizzazione delle turbine”.
“Il settore ha grandi potenzialità”, ha ammesso Alessandro Concialini di Fincantieri, mentre Sesto Avolio di Oristano CAP, Construction Assembly Port, ha rilanciato con la realizzazione anche delle pale e delle piattaforme. La consegna in tutto il mondo dovrebbe iniziare nel 2025.
Francesca Ciampa del Gruppo lucano Macchia ha ribadito l’importanza di “una visione comune per gli operatori del settore e per quelli economici sia in Italia che in Europa”. Necessario un potenziamento delle infrastrutture, fra cui di porti e di collegamenti, oltre alle componenti per l’accumulo energetico e “alla formazione e al miglioramento delle competenze e delle specializzazioni”. Un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta anche “ai fondali marini”, ha affermato l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio. “L’Italia deve essere leader dell’innovazione e non un paese semplice gestore”. E, inoltre, sarebbe opportuno controllare, se non evitare”, che “società con limitate capacità presentino richieste per interventi ambiziosi”, al di là “delle possibilità economiche, organizzative e di realizzazione”.
Per Simone Togni, presidente dell’ANEV, “è stato avviato un percorso con una visione di prospettiva fondamentale per la stabilità dell’intero comparto”.
L”Associazione Nazionale Energia del Vento è stata costituita nel luglio del 2002 e rappresenta oltre 110 aziende operative sia nel nostro Paese che all’estero, fra cui con impiantisti, progettisti, studi ingegneristici e ambientali e sviluppatori e trader elettrici. Ha come obiettivo, fra gli altri, di concorrere alla formazione e all’utilizzazione della fonte eolica in un rapporto equilibrato con l’ambiente e di promuovere la ricerca e lo sviluppo tecnologico finalizzato all’utilizzo della risorsa naturale del vento e all’uso razionale dell’energia. In pratica, è impegnata nell’informazione, nella comunicazione e nel conciliare lo sviluppo della produzione di energia ‘pulita’ con la tutela e la valorizzazione dei territori.

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