La bioeconomia delle foreste

È ancora sottovalutata nonostante nel nostro Paese la percentuale dell’estensione sia la seconda d’Europa. Italia leader nel recupero e nel riciclaggio del legno a favore dell’industria dell’arredo e della mobilia. Una produzione anche da esportazione

Nel nostro Paese le aree forestali sono il 36,7% del territorio per una estensione di quasi 11 milioni 78 mila 763 ettari. 9 milioni 165 mila 505 sono gli ettari occupati dalle foreste, un milione 816 mila 508 ettari da superfici boschive e quasi 96 mila 750 da piantagioni. In Europa l’Italia occupa la seconda posizione solo dopo la Spagna, che vanta un 55,4% e precede la Germania, la Francia e la Gran Bretagna. La media europea è del 33%.
Questi dati sono emersi nel corso del settimo Forum nazionale sulla gestione forestale sostenibile. ‘La bioeconomia delle foreste’ è stata il riferimento del convegno promosso da Legambiente a Roma, nello Spazio Sette Libreria. All’appuntamento hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni, anche europee, delle aziende, dei consorzi impegnati nella raccolta differenziata, delle aree naturalistiche e, naturalmente, dell’associazione ambientalista. Tre le sezioni che hanno caratterizzato l’incontro incentrato su come ‘Contrastare i cambiamenti climatici, tutelare la biodiversità ed i servizi ecosistemici delle foreste’; ‘La transizione ecologica, una opportunità per la bioeconomia circolare’ e ‘Le politiche nazionali ed europee per rafforzare le strategie globali’.
A illustrare la situazione è stato, fra gli altri, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, che ha rilevato come “l’Italia sia ricca di foreste, ma continua a sottovalutare questo patrimonio fondamentale per raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica e il legno, risorsa rinnovabile, spesso è utilizzata in modo inadeguata e insostenibile. Infatti appena il 18% dei boschi è pianificato e solo il 10% è certificato e il sistema produttivo nazionale è dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di materia prima importata per quasi l’80% del fabbisogno”. Una contraddizione. Evidente. “Il 66,2% delle foreste è su una superficie privata e, nonostante siano le più tutelate d’Europa, sono vulnerabili a causa del progressivo abbandono gestionale e culturale che rischia di generare fenomeni di instabilità e degrado, perdita di biodiversità e aumento di minacce per effetti” non sempre naturali come gli incendi.
“Negli ultimi decenni l’abbandono e lo spopolamento dei territori sono i principali motivi dell’aumento dell’estensione e del volume delle foreste e la capacità di stoccare il carbonio presente in atmosfera”. La superficie nazionale coperta da foreste “è aumentata del 4,9%, come dire oltre 500 mila ettari negli ultimi dieci anni”. I paesi dell’Unione sono fra i maggiori responsabili della deforestazione planetaria: “solo Italia, Francia e Olanda importano oltre il 50% dei prodotti illegali che entrano in Europa”.
Nel corso degli interventi è stato sottolineato come la biodiversità forestale italiana rappresenti un patrimonio insostituibile per “i servizi ecosistemici, per il valore economico e per quello culturale”. Le foreste italiane ospitano 117 specie solo nello strato arboreo, i 2/3 di quelle europee. La superficie, però, “è diminuita sulle coste, nei fondovalle e nelle pianure per far posto a infrastrutture e a nuove realtà agricole, quasi 7 mila ettari l’anno”.
L’Italia è fra i più importanti produttori ed esportatori di componenti di arredamento e di mobilia e rilevante è anche la presenza e la partecipazione del settore cartario e del packaging. Nel nostro Paese il 95% del legno del post-consumo, invece di essere destinato alla produzione di energia come in altre zone dell’Europa, è riciclato e riproposto sul mercato come pannelli per l’arredo in modo da evitare l’utilizzazione di legname vergine per un risparmio annuale di quasi 2 milioni di tonnellate di CO2. Nel 2020 sono state raccolte e riciclate un milione 841 mila 65 tonnellate e rigenerate 827 mila 772 tonnellate di imballaggi, in pratica oltre 60 milioni di pallet rientrati nel circuito per essere riutilizzati. Il comparto, complessivamente, occupa almeno undicimila persone. Il giro d’affari è di oltre 2 miliardi di euro. La superficie boschiva, quindi, avrebbe un ruolo importante nel sistema socioeconomico anche nelle aree montane e rurali.
Nell’imponente comunicazione di dati non potevano mancare quelli relativi agli incendi. Nel 2024, fino allo scorso ottobre, sono andati in fumo 39 mila 821 ettari in oltre duecento allarmi segnalati su tutta la nostra penisola. “Episodi gravi, ma rimane complicato individuare i responsabili”. Legambiente ha proposto un’opera di prevenzione attraverso la gestione del territorio, l’utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse agro-pastorali e la promozione dei servizi ecosistemici con la Protezione Civile continuo riferimento e garante del coordinamento fra le istituzioni. Fondamentali le sanzioni, forse da appesantire anche penalmente, per qualunque tipologia di incendio di vegetazione. E, poi, l’analisi delle statistiche sui roghi è essenziale per comprendere e gestire al meglio il fenomeno.
Legambiente per conservare, rigenerare e ricostruire le foreste ha presentato alcune proposte che riguardano, fra l’altro, il rafforzamento della tutela delle biodiversità in modo da frenare le cause e il conseguente effetto dei cambiamenti climatici; l’aumento della protezione e la creazione dei ‘santuari’ per la biodiversità forestale; il miglioramento della ricerca, della conoscenza e del monitoraggio degli ecosistemi; la prevenzione dei rischi non solo naturali; la realizzazione di foreste urbane nelle città; la pianificazione e la certificazione; la maggiore utilizzazione del legno nell’andamento produttivo e anche per la generazione energetica eliminando, così, i materiali di origine fossile; il sostegno della bioeconomia circolare per sostenere la transizione ecologica e il contrasto al commercio illegale e favorire la ‘deforestazione zero’ per incrementare la qualità. Il mercato irregolare è stimato in quasi 100 miliardi di euro e finanzia il più redditizio dei crimini collegati alle risorse naturali.

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