
‘Innovazioni e tecnologie per decarbonizzare l’intera filiera produttiva’ è stato il filo conduttore del convegno promosso nella capitale dall’Associazione nazionale degli industriali del settore in vista delle ‘emissioni zero’ nel 2050. Stimato un investimento da 15 miliardi di euro
Investimenti per almeno 15 miliardi di euro per ottenere l’annullamento completo delle emissioni inquinanti e la conseguente decarbonizzazione indicata dall’Unione Europea per il 2050. Il settore che ha quantificato l’impegno economico per una trasformazione, che prevede l’aggiornamento delle tecnologie, la riqualificazione delle infrastrutture e le strategie innovative, è quello del vetro. Necessaria una programmazione degli interventi, comunque senza condizionare la competitività industriale del nostro Paese, che impegna quasi 29 mila addetti ad alta specializzazione in grado di raggiungere il secondo livello nella particolare graduatoria della produzione manifatturiera europea.
Queste sono solo alcune delle considerazioni emerse dall’approfondimento di AssoVetro sollecitato e definito in collaborazione con KPMG. I dati sono stati illustrati nel corso del convegno, ‘La transizione ecologica del vetro’, promosso nella capitale, in una sala dell”Europa Experience’ dedicato a David Sassoli. ‘Innovazioni e tecnologie per decarbonizzare l’intera filiera produttiva’ è stato il tema seguito dagli intervenuti nello spazio di piazza Venezia, coordinati e gestiti da Vittorio Oreggia di Gea Agency, fra cui i ministri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e delle Imprese e del Made in Italy, Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso e, naturalmente, il presidente dell’Associazione nazionale degli industriali del vetro Marco Ravasi.
La serie degli interventi è stata aperta dal direttore dell’Ufficio di Rappresentanza del Parlamento Europeo in Italia Carlo Corazza, che ha rilevato come “l’80% delle innovazioni arrivano dalla ricerca e dallo sviluppo dell’industria, ma senza investimenti il programma europeo della decarbonizzazione non potrà essere realizzato e completato”. Le risorse che “l’Europa non potrà dedicare e destinare dovrebbero essere immesse e garantite dai singoli stati dell’Unione”.
Il ministro Pichetto Fratin ha confermato il problema per l’industria italiana, quello relativo al peso economico dell’energia per le imprese. “Diversificare le forniture e le fonti energetiche con l’aumento delle produzioni delle rinnovabili”, ha sostenuto il responsabile del dicastero di via Cristoforo Colombo, che, comunque, ha rilanciato l’ipotesi di “un prezzo unico in Europa dell’energia”. Sarebbe già positivo accorciare le differenze anche per una migliore e corretta competitività.
E, appunto, il ministro Adolfo Urso ha ribadito di “voler tutelare le attività italiane in merito alla concorrenza sleale” anche attraverso una “politica industriale europea da aggiornare che potrebbe essere utile anche per quella nazionale”.
Antonio Gozzi, presidente di FerderAcciai, oltre ad essere favorevole alla tecnologia “nucleare”, ha proposto di “applicare il prezzo unico almeno per le industrie cosiddette ‘energivore'”.
Per arrivare all”emessione zero’ nel 2050 la ricerca di AssoVetro e KPMG ha esaminato sei riferimenti: l’efficientamento energetico, il maggiore utilizzo del rottame, l’ulteriore elettrificazione, i biocarburanti, l’utilizzo di materie prime decarbonate e le tecnologie CCS e CCUS, fra cui la cattura e lo stoccaggio della CO2. Nel 2022 le emissioni sono state complessivamente 3 milioni 739 mila 539 tonnellate.
Il presidente di AssoVetro Marco Ravasi ha illustrato le proposte di un settore leader assoluto “nella produzione, nella raccolta e nel riciclo di un materiale utilizzabile, praticamente, all’infinito”. Ravasi ha ricordato che “gli impianti erano funzionanti anche nel periodo del Covid-19”. La produzione è necessaria in numerosi settori, fra cui “nell’edilizia, nell’alimentare e in quello automobilistico”. L’industria del vetro è la seconda manifattura fra i paesi dell’Unione e capoclassifica nella produzione di quello cavo con un fatturato di 9 miliardi e 600 milioni di euro nel 2022 e un’attività in continua e costante crescita.
I sette punti indicati dall’Associazione nazionale degli industriali del vetro riguardano, fra l’altro, i sostegni economici per gli investimenti e gli acquisti di vettori energetici per mantenere la competitività nelle produzioni e livellare la concorrenza anche con i paesi dell’Unione; le semplificazioni burocratiche; il rafforzamento dei sistemi di difesa commerciale; lo sviluppo delle infrastrutture di rete con costi e tempi ragionevolmente stabiliti e rispettati e un piano di produzione di energia verde con una normativa adeguata. Non è solo l’industria italiana a studiare ed elaborare percorsi di decarbonizzazione, ma anche le altre realtà europee sono alla ricerca di soluzioni attivabili ed economicamente sostenibili con l’attenzione rivolta alle possibilità per un miglioramento dell'”impatto ambientale, finanziario e sociale”.