Una regione in Chiesa

Arte, cultura, storia e spiritualità nella mostra, ‘Papi e Santi marchigiani a Castel Sant’Angelo’. Quasi novanta testimonianze che confermano il legame con Roma e il Vaticano, che potrebbero spingere alla visita anche in quelle aree proprio nel periodo del Giubileo.

Arte, cultura, spiritualità per testimoniare il profondo e storico collegamento fra il territorio delle Marche con Roma e, in particolare, con la Chiesa di piazza San Pietro. A confermare il legame e anche per sollecitare l’interesse verso le zone della regione, proprio alla vigilia del Giubileo, è l’allestimento promosso nella capitale, a due passi dal Vaticano e dal lungotevere, ‘Papi e Santi marchigiani a Castel Sant’Angelo’. È la volontà dell’amministrazione regionale, anche attraverso l’Agenzia per il Turismo e l’Internazionalizzazione delle Marche. L’iniziativa ha trovato la collaborazione della Direzione Generale dei Musei del Ministero della Cultura e dell’Istituto Pantheon e Castel Sant’Angelo, di quella della Città di Roma e il sostegno della Conferenza Episcopale Marchigiana e Giubileo 2025. La mostra è stata prodotta e organizzata da Creare-Organizzare-Realizzare di Alessandro Nicosia e curata da Maria Cristina Bettini e Marco Pizzo.
La suggestiva Sala dell’Armeria Superiore ospita quasi novanta fra dipinti, disegni antichi e alcuni poco o per niente noti e visti, ritratti, medaglie, mappe e oggetti.
La mostra è articolata in tre sezioni: una riguarda i papi con le biografie, le caratteristiche, il pensiero e gli elementi utili alla ricostruzione della personalità e dell’attività nell’età Medievale, moderna e del Risorgimento; la seconda è dedicata ai santi e ai beati, fra cui Santa Camilla Battista da Varano, San Giacomo della Marca, San Giuseppe da Copertino, San Marcellino, Santa Maria Goretti, San Nicola da Tolentino, Santa Veronica Giuliani e il Beato Sante e l’ultima è riservata agli itinerari speciali delle Marche, che conducono ad abbazie, cattedrali, chiese, eremi e santuari per un viaggio alla ricerca dei luoghi sacri e l’opportuna visita a zone di riflessione e approfondimento personale e anche interiore.
Nove originari delle Marche sono stati alla guida della Chiesa: dal 1288 al 1292, Nicolò IV, nato a Lisciano nel 1227; dal 9 aprile al 1° maggio del 1555 Marcello II di Montefano, che era del 1501; dal 1558 al 1590 Sisto V di Grottammare, del 1521; dal 1592 al 1605 Clemente VIII di Fano, del 1536; da 1700 al 1721 Clemente XI di Urbino, del 1649; dal 1769 al 1774 Clemente XIV, con la famiglia di Sant’Angelo in Vado, ma iscritto all’anagrafe romagnola di Santarcangelo; dal 1823 al 1829 Leone XII di Genga, del 1760; dal 1829 al 1830 Pio VIII di Cingoli, del 1761 e dal 1846 al 1878 e Pio IX di Senigallia, del 1792.
Ad ogni pontefice è dedicata una medaglia, ben visibile all’ingresso, con una opera che l’ha particolarmente contraddistinto, a cui, è stati aggiunto nella vetrina espositiva Gregorio XVI, che non era marchigiano, ma ha promosso una iniziata vantaggiosa in quella regione.
Un’area è riservata alla scrittura femminile delle religiose, mentre l’accoglienza, all’ingresso, è data dalla riproduzione del’La Santa Casa’ di Loreto. “La ‘Venuta’ dal cielo del’La Santa Casa’ risale al 10 dicembre del 1294 e ha originato la terza strada del legame fra Roma e la regione, più celeste che terrestre, segnata dai passi dei pellegrini”, ha ricordato monsignor Nazzareno Marconi, presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana. “Quella via Lauretana è stata percorsa anche dai futuri papi e santi per il via-vai da Roma”.
Le testimonianze in bellamostra sono state offerte per l’iniziativa a Castel Sant’Angelo da istituti, biblioteche, archivi, musei, pinacoteche, monasteri, chiese, parrocchie, santuari e da collezionisti privati. L’esposizione è affiancata dal catalogo di 208 pagine, copertine escluse, pubblicato da Cangemi Editore.
Ammirare l’allestimento, fino al 2 marzo del 2025, dal martedì alla domenica nella fascia oraria fra le 9 e le 19 e 30, “potrebbe essere un’esperienza ricca di conoscenze ed emozioni e spingere la curiosità e le attenzioni degli appassionati, dei turisti e degli studiosi verso i territori della regione negli anni condizionati socioeconomicamente dalla presenza dei pontefici, che sono in grado di offrire anche orizzonti mozzafiato, meraviglie naturalistiche, realizzazioni tipiche dell’artigianato e specialità enogastronomiche”, ha rilevato Stefania Bussoletti, responsabile dell’ATIM, l’Agenzia per il Turismo e l’Internazionalizzazione delle Marche.

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