Alternative energetiche

Illustrato all’Ara Pacis l’annuale Report di Althesys, da cui emerge una maggiore produzione e una crescita degli investimenti per le rinnovabili per favorire la decarbonizzazione

Sono aumentati gli investimenti e, naturalmente, la produzione di energia, che conferma una continua e costante adesione delle imprese al settore delle rinnovabili. Per due mesi consecutivi, ad aprile e a maggio, fra l’altro, l’offerta del fotovoltaico e dell’eolico ha oscillato intorno alla metà dell’Intera disponibilità nazionale. Le sollecitazioni sull’attuale e, soprattutto, sulla futura situazione è arrivata nella giornata promossa a Roma da Althesys Strategic Consultants per illustrare i risultati dell’annuale Rapporto.
‘Rinnovabili, l’ora delle scelte. La transizione nell’Europa che verrà’ è stato il comun denominatore dell’incontro gestito e coordinato dal giornalista Cheo Condina, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni e delle aziende interessate e coinvolte. Il sipario sul confronto è stato sollevato da Alessandro Marangoni, presidente di Althesys Strategic Consultants, che ha reso noti i dati raccolti ed elaborati nel corso dell’ultima stagione. “Le operazioni nel 2023 sono state 1.180, +23% rispetto all’anno precedente, per una potenza di 50,9 GigaWatt. Gli investimenti sono stati 80 miliardi e 100 milioni di euro, quasi il doppio in confronto al 2022 attestati su 41 miliardi di euro. Il 96% degli interventi hanno riguardato la realizzazione di nuovi impianti”. Le iniziative hanno coinvolto soprattutto gli operatori del settore, ma anche gli investitori finanziari, 10%. La maggior parte delle realizzazioni, 75%, hanno riguardato il fotovoltaico e l’agrivoltaico. Il balzo più visibile all’impulso della potenza, però, è stato registrato dall’eolico, che ha raggiunto il 44% del valore complessivo con 22,5 GigaWatt. Gli impianti sono sempre più contenuti nelle dimensioni.
Il fotovoltaico, a leggere i dati dell’Irex Annual Report, è la tecnologia preferita anche con l’utilizzazione dei pannelli bifacciali. L’eolico offshore è il sistema che, in proporzione, ha visto riservate le maggiori attenzioni da parte degli investitori con 28 miliardi e 100 milioni di euro, ma ancora è limitato nella ‘torta’ produttiva con una ‘fetta’ non superiore all’1%. È aumentato l’interesse per le potenzialità di accumulo necessario anche per un eventuale futuro surplus. Le risorse destinate sono lievitate da 3 miliardi e 200 milioni di euro a 8 miliardi e 200 milioni di euro. L’interesse delle aziende è rivolto soprattutto sulla nostra penisola e sono ancora numerose le pratiche in attesa delle necessarie autorizzazioni per le installazioni.
I riflettori sono stati puntati anche sulla possibilità di altre soluzioni per aggirare l’utilizzo delle fonti fossili, fra cui il biometano e l’idrogeno verde, che ancora ha un costo particolarmente elevato. Il passaggio sul nucleare è stato velato e leggero, in quanto i tempi per le eventuali realizzazioni sono ancora ampi e i costi iniziali estremamente ampliabili. È stata ipotizzata una flessione del ‘peso’ delle bollette energetiche come è stato per i consumi, anche per la crisi industriale, scesi al di sotto dei 320 TWh.
“L’ora delle scelte” per quasi tutti gli intervenuti sarebbe già avvenuta, come confermano le risorse riservate alle rinnovabili. L’ormai irrevocabile tendenza è stata praticamente sottoscritta da Francesco Del Pizzo di Terna, da Eleonora Petrarca di Enel Green Power, da Michele Pizzolato di ENI, da Agostino Re Rebaudengo di Elettricità Futura, da Marco Stangalino di Edison e da Simone Togni di ANEV, l’Associazione Nazionale dell’Energia del Vento.
Per Milena Messori della BEI, l’European Investment Bank, sarebbero stati disponibili un centinaio di miliardi di euro per i settori delle rinnovabili, dello sviluppo, dello.stoccaggio e della distribuzione, mentre per Federico Boschi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è importante “aumentare l’efficenza” possibilmente “a prezzi più bassi” e “migliorare i meccanismi di connessione e di accumulo”.
Lo studio ha segnalato “l’esplosione delle rinnovabili contraddistinta dalla riduzione della taglia media delle operazioni; l’accelerazione delle autorizzazioni, seppur ancora insufficiente; lo sviluppo dell’eolico offshore diventato la tecnologia emergente del 2023 e il crescente aumento degli accumoli, su cui sono interessate molte imprese che hanno presentato altrettanti progetti”. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale resta evidente la concentrazione delle cosiddette ‘aree idonee’ in un tris di regioni: Puglia, Sicilia e Sardegna.
Lo sviluppo delle batterie dipenderà quasi esclusivamente dall’innovazione tecnologica. “In Italia è stato istituito il ‘Tavolo Nazionale Materie’ fra i ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, delle Imprese e del Made in Italy e degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. L’obiettivo è di cercare nuovi fonti di approvigionamento per aumentare la quota del riuso e del riciclo e allungare la disponibilità e i benefici ambientali; di trovare materiali sostitutivi, non necessariamente il litio, ma essere un più indipendenti.
All’incontro, organizzato al Museo dell”Ara Pacis’, hanno offerto il contributo anche Giuseppe Argirò di CVA, la Compagnia Valdostana delle Acque; Eugenio De Blasio di Green Arrow Capital; Andrea Ghiselli di EF Solare; Paolo Merli di ERG e Roberto Pasqua di EDP, l”Energias de Portugal, Renewables.
In apertura l’ex ministro Giulio Tremonti ha affrontato il tema su ‘L’Europa che verrà e il green deal’, ricordando come “mai sono avvenuti cambiamenti così radicali in poco tempo”. E, senza dimenticare, “i conflitti che condizionano la situazione geopolitica e, naturalmente, anche quella economica”.

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