Oltre 8 mila e 300 chilometri di coste praticamente al centro del Mar Mediterraneo per l’Italia che dovrebbe avere un ruolo di primo piano nella promozione e nello sfruttamento delle energie rinnovabili offshore. Le caratteristiche dei mari offrono grandi profondità già a pochi chilometri dai litorali. La tecnologia eolica offshore a più alto potenziale è quella che utilizza galleggianti per le fondamenta. Questi impianti hanno il vantaggio di potersi installare in aree marine lontane dalle coste con impatti visivi e ambientali ampiamente contenuti, minima invadenza nei fondali e per la vegetazione acquatica e una risorsa superiore a quella terrestre. Il settore ha approfondito i temi e istituito l’AERO, l’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, per avere un riferimento, una rappresentanza e una organizzazione. Tredici le aziende che hanno promosso la struttura: Acciona Energia, Agnes, BayWa r.e. Energia Progetti, BluFloat Energy, Fred Olsen Renewables, Galileo, Gruppo Hope, Isla, M.S.C. Sicilia, Renantis, Repower Wind Offshore, Saipem e Tozzi Green, che hanno richiesto al Governo, fra l’altro, “l’elaborazione di un piano di gestione nello spazio marittimo, accordi con i paesi confinanti, una pianificazione idonea degli interventi infrastrutturali nelle zone portuali strategiche”. Indicato il presidente dell’AERO, Fulvio Mamone Capria, con un passato, fra l’altro, alla guida della LIPU, la Lega Italiana Protezione Uccelli e da collaboratore di Sergio Costa quand’era ministro dell’Ambiente. “Le fonti ‘pulite’ costituiscono non solo una risposta all’esigenza della lotta al cambiamento climatico, ma anche alle questioni legate alla sicurezza energetica, alla creazione di competenze professionali e specializzazioni sempre maggiormente richieste con la transizione ecologica”, ha rilevato il ministro Gilberto Pichetto Fratin. “Il compito del Ministero è di velocizzare le procedure autorizzative per garantire tempi certi alle imprese che investono”. E le imprese sembrano sensibili. Al 31 marzo del 2023 erano quarantanove le richieste di concessione di impianti eolici accettate, che potrebbero produrre 26 GW, ben oltre gli 8,5 GW fissati per la fine del decennio e i 18,5 GW al 2040. Gli obiettivi europei prevedono la generazione nel 2030 fra i 109 e i 112 GW, nel 2040 fra 215 e 248 GW e nel 2050 fra 281 e 354 GW. In Italia sono una grande opportunità, vista la condizione geografica. Infatti, con soli 8,5 GW da realizzare entro il 2030, sarebbe garantito almeno il 7% del fabbisogno elettrico nazionale, un risparmio di quasi 2 milioni e 200 mila tonnellate di petrolio. Il settore sarebbe in grado di offrire quasi 145 mila opportunità occupazionali. Gli investimenti potrebbero raggiungere anche i 25 miliardi di euro entro il 2030 e i 55 miliardi di euro prima del 2040 per gli interventi, fra installazioni e infrastrutture collegate. Intanto la nuova Associazione del’Le rinnovabili dal mare’ ha fra gli obiettivi, quelli di cogliere una importante opportunità per lo sviluppo economico e le aree costiere, per la promozione dell’innovazione tecnologica e per favorire l’inversione di tendenza e allettare ricercatori e specializzati a livello internazionale ad operare nel nostro Paese. Inevitabile il coinvolgimento delle comunità locali anche a vantaggio di una maggiore fiducia dei cittadini verso le energie rinnovabili offshore per raggiungere l’indipendenza tecnologica e la sicurezza dell’approvvigionamento e per una generale crescita economica per il territorio nel rispetto dell’ambiente. Il vento, il sole, le correnti e le maree sono risorse naturali rinnovabili e inesauribili e le energie rinnovabili offshore sono essenziali per raggiungere i limiti della decarbonizzazione e realizzare la transizione energetica in Italia e in Europa. Gli impianti sono compatibili con la navigazione e la pesca e con le fondazioni galleggianti di alta tecnologia è anche salvaguardata la biodiversità dei fondali nazionali. L’Associazione propone anche una cooperazione con le istituzioni e le amministrazioni pubbliche locali e una collaborazione con l’istruzione per il varo di corsi scolastici e offerte formative per lavoratori e professioni qualificate. L’Italia potrebbe diventare un riferimento internazionale soprattutto nel Mediterraneo per l’industrializzazione, l’innovazione e le attività di ricerca e di sviluppo in modo anche di abbassare i costi di generazione elettrica.
|