Fiere e italiane

Nella Giornata Mondiale convegno a Roma sulla situazione e le potenzialità del settore dopo un biennio negativo

 

Rilancio, confronto e collaborazione. Sono stati i termini più consumati in una sala del centro della capitale dove era in programma l’incontro su ‘Fiere italiane&Made in Italy. Alleanza strategica sulla rotta dei mercati internazionali’, promosso in occasione della settima Giornata Mondiale del settore dall’AEFi, l’Associazione nazionale di riferimento. Risalire, riprendere quota dopo uno stop prolungato e alternato delle iniziative nell’ultimo biennio a causa dei provvedimenti restrittivi per la mobilità e gli assembramenti varati per cercare di limitare il numero dei contagi da Covid-19.
Il settore, tradizionale vetrina della produzione industriale e artigianale italiana, è praticamente un moltiplicatore di interessi, dalle imprese interessate ad esporre il rispettivo campionari agli occupati, dal giro d’affari al vantaggio economico-commerciale, fino al possibile export e al coinvolgimento delle varie aree della nostra penisola. Nel corso dell’iniziativa, aperta dalle parole del presidente dell’Associazione Espositori e Fiere Italiane Maurizio Danese, sono stati resi noti i risultati di una ricerca coordinata da Prometeia in merito all’effetto prodotto dalla partecipazione delle imprese ai vari appuntamenti organizzati nel nostro Paese. Giuseppe Schirone ha sottolineato “il valore delle fiere italiane, seconde in Europa e quarte nel mondo dopo Cina, Stati Uniti e Germania, attestato di un miliardo e 400 milioni di euro. Le rassegne, inoltre, sono in grado di occupare direttamente almeno 3 mila e 700 persone e interessare 13 milioni di visitatori. Il comparto attiva complessivamente 8 miliardi e 900 milioni di euro, che corrispondono a 4 miliardi e 300 milioni di euro di valore aggiunto e 96 mila addetti, che diventano 22 miliardi e 500 milioni di euro di produzione, 10 miliardi e 600 milioni di euro di valore aggiunto offrendo possibilità lavorative a 203 mila richiedenti fra diretti e quelli del cosiddetto indotto”. Positiva la partecipazione alle manifestazioni per gli affari delle aziende, che “mediamente vedono alzare il livello commerciale di quasi il 13%”. Segno più per almeno le prime sei stagioni. “L’alimentare e la meccanica sono le merceologie che hanno mostrato le migliori impennate”.
Nel 2020, l’anno delle iniziali chiusure, “il fatturato è precipitato di quasi il 60% rispetto al 2019”. A questo proposito il presidente Danese ha chiesto alle istituzioni un forum permanente per approfondire i disagi e sviluppare progetti per una consistente ripresa e per una regolamentazione soprattutto sulla gestione e sulla competenza delle strutture. Il settore incide lo 0,7% sul PIL nazionale, ma il coinvolgimento è globale nei vari centri, fra servizi, trasporti, accoglienza, ristorazione, visite alle bellezze storico-artistiiche e shopping.
Al congresso sono intervenuti i ministri degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti, che hanno assicurato l’impegno, anche economico, a favore della categoria. Le presenze istituzionali sono state completate dal responsabile dell’ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, Carlo Ferro e da quello del Gruppo Simest, Pasquale Salzano e dal consigliere per l’internazionalizzazione del Ministero del Turismo, Federico Carli.
Un euro investito produce un euro e 40 centesimi e un solo dipendente toglie dalla disoccupazione 1,1 persona. Dai vertici di alcune strutture del nostro Paese sono arrivate alcune segnalazioni, fra cui da Pietro Piccinetti, vicepresidente dell’AEFI; da Giampiero Calzolari di BolognaFiere; da Lorenzo Cagnoni di Italian Exhibition Group; da Luca Palermo di Fiera Milano e da Renato Pujatti di Pordenone Fiere. Sollecitata “una maggiore collaborazione e una unità del settore-fiere, di essere ancora più costruttivi e di essere una risorsa e un presidio dei vari territori, compresi quelli delle piccole e medie realtà espositive”.
Maurizio Danese ha richiamato l’attenzione delle amministrazioni pubbliche per definire “un piano fieristico nazionale” e per rafforzare “la promozione e l’interazione fra le aziende”. Dal 2012 al 2019 il numero delle imprese partecipanti alle mostre-mercato è salito del 13% con la crescita delle cosiddette “filiere attestata all’11%”.

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