È stato completato nel 1349 da un copista, Yahaqov ben Rabbi Shemuhel, in un’area compresa fra l’Austria, la Germania e il nord della Francia al tempo della peste nera che ha flagellato l’Europa centro-settentrionale, il manoscritto diventato nel corso dei secoli estremamente prezioso e scampato alla dispersione dei vari e molteplici eventi della storia. La ‘Guida dei Perplessi del filosofo, medico e giurista Mosè Maimonide’, uno dei più importanti pensatori nella storia dell’ebraismo e nell’Andalusia dominata dagli arabi, era stato acquistato nel 1516 da Mosè ben Nathaniel Norsa, esponente dell’illustre famiglia di banchieri mantovani e appassionati collezionisti. Il volume di Moshé ben Maimon detto Maimonide e vissuto fra il 1138 e il 1204, 228 fogli in pergamena con legatura in pelle e arricchito e abbellito da miniature in foglia d’oro, fra cui una rappresentazione del Paradiso Terrestre e da grafici in rosso e blu, è rimasto di proprietà della famiglia Norsa. L’unica testimonianza di una imponente biblioteca andata dispersa. Nel 2017, alla fine di un quasi triennale contenzioso internazionale austro-americano, è stato acquisito per un milione e 382 mila euro dalla Direzione Generale degli Archivi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo facendo valere il vincolo di un riemerso atto dell’epoca datato 10 gennaio 1516. L’iniziativa ha evitato il rischio che il volume finisse in una collezione privata. E, invece, è in bellamostra nella Sala Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma. L’esposizione, ‘Il Codice Maimonide e i Norsa-Una famiglia ebraica nella Mantova dei Gonzaga. Banche. Libri. Quadri’, è stata curata da Gino Famiglietti e Salvatore Settis. Il prezioso manoscritto è stato sottoposto a delicati, qualificati e particolareggiati interventi da parte degli esperti dell’ICRCPAL, l’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario, per superare alcuni danneggiamenti, soprattutto da fuoco e da strappo. La mostra, che può essere visitata gratuitamente fino al 5 gennaio del 2019 dal lunedì al venerdì nella fascia oraria 9-18 con la chiusura anticipata il sabato alle 14, è articolata in tre sezioni e ospita anche altri cinque manoscritti miniati della Biblioteca di Parma, fra cui una Bibbia in ebraico del 1277; un Commento ai Salmi del XIV secolo e 13 manoscritti dall’Archivio di Stato di Mantova relativi all’avventurosa e rocambolesca vicenda collegata alla ‘Madonna della Vittoria’ di Andrea Mantegna, commissionata nel 1496 da Francesco II Gonzaga per celebrare il successo di Fornovo del 6 luglio dell’anno prima. La tela era stata pagata da Daniel Norsa dopo aver eliminato dal muro esterno dell’immobile acquistato a Mantova immagini sacre. L’originale è gelosamente conservato negli spazi parigini del ‘Louvre’. Un’altra riproduzione esposta nella Sala Alessandrina di corso Rinascimento è la Madonna col Bambino e Santi-San Gerolamo, San Giovannino e Santa Elisabetta’, che sarebbe stata realizzata intorno al 1515 di un non ancora identificato artista. Un olio su tela delle evidenti misure, 201 centimetri-per-108 centimetri, attualmente nella Chiesa di Sant’Andrea, in particolare nella Cappella mantovana di San Sebastiano. L’esposizione è impreziosita anche da una moquette della stessa Chiesa della Vittoria, costruita al posto della casa dei Norsa, per cui era stata richiesta l’opera di Andrea Mantegna, vissuto fra un incerto 1431 e il 1506. Il catalogo è stato curato da Cristina Farnetti e pubblicato da Arkè. L’allestimento è stato progettato e diretto da Alessandra Quarto. Ai testi e alle didascalie hanno collaborato anche Daniela Ferrari e Luisa Onesta Tamassia. Alle traduzioni ha pensato Richard Berkeley.
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